martedì 11 dicembre 2012

Tre Allegri Ragazzi Morti - Nel giardino dei Fantasmi + Playlist

Come ci riescano ogni volta non ci è dato saperlo. I "Tre Allegri Ragazzi Morti", abbreviati TARM, il 7 novembre hanno pubblicato "Nel giardino dei Fantasmi",ovviamente su etichetta La Tempesta, ed ora che vi scrivo (solo 3 giorni dopo) gli addetti ai lavori si stanno spellando le mani. Anche io lo sto facendo. Sono di fronte ad un album completo, ascoltabile anche dalla massa (se solo fosse supportato da pubblicità adeguata), ascoltabile in toto anche da me, che i precedenti non riuscivo mai a digerirli per intero.

Come regalo di Halloween a tutti gli allegri ragazzi morti, i TARM hanno regalato il video che fa scorrere sotto agli occhi la copertina e le illustrazioni del disco. Il brano scelto era "La fine del giorno (canto n°3)"
http://www.youtube.com/watch?v=JzHbvn3ZCvw


Sicuramente questi 3 brani non lasciano mai la mia playlist ideale:
Alle anime perse, da Nel giardino dei Fantasmi, mi sembra tanto Lucio Dalla nel testo, mentre il cantato (come del resto tutto il disco) mi pare influenzato dal "coro anni dieci" di Toffolo. Lucio Dalla perché ad esempio qui dicono cose tipo: "figlia di quel ragazzo che nessuno ha visto più / passato vent'anni fa e non tornato ancora / si divertì con sua madre come sapeva fare / lasciandola addormentata a sorridere e a sognare".

Il mondo prima, da La seconda rivoluzione sessuale quinto album del gruppo pubblicato nel 2006.

La ballata delle ossa, da Primitivi del futuro il sesto album del gruppo pubblicato nel 2010 dall'etichetta La Tempesta Dischi.

Around the World, registrata nel 2008 per la compilation Post-Remixes vol.1 è una versione italiana di Around the World dei Daft Punk (1997).


 I TARM si formano nel 1994 a Pordenone, in Friuli-Venezia Giulia.
Capitanati da Davide Toffolo (Pordenone, 17 gennaio 1965) è un fumettista, cantante e chitarrista italiano, in poche parole un dannato genio.
Toffolo è tra i più importanti fumettisti italiani contemporanei ed è il cantante e chitarrista dei Tre allegri ragazzi morti, gruppo di cui fanno parte anche Enrico Molteni e Luca Masseroni. Le sue opere grafiche riguardano sia i fumetti che le animazioni. Le sue due attività, fumettista e musicista, non sono separate, ma continuamente integrate da performance di disegno e musica, come le atmosfere musicali durante le sue mostre di fumetti o i videoclip dei singoli musicali.

Pubbica L'inverno d'Italia, per  Coconino Press, nel 2010 ma io l'ho letto solo nel 2012, di preciso la settimana scorsa.


Però di Toffolo mi piace anche la cover degli Zen Circus del brano L'egoista  eseguito come "coro anni dieci". Il Coro Anni Dieci è un progetto di Davide Toffolo dei Tre Allegri Ragazzi Morti ed è esattamente quello che dice il nome: un coro, come quelli di una volta, ma con i piedi ben piantati nella contemporaneità degli anni dieci.

Un dannato genio.

lunedì 10 dicembre 2012

I Mostri - La gente muore di fame - Playlist

Roma 2012.  Il primo album de I Mostri viene dato alle stampe ed ai download digitali.
Bel rock and roll con sprazzi di reggae. Una bella scoperta per me, in questo inverno 2012 (anche se l'album è già vecchio di qualche mese...)

i tre pezzi della mia playlist sono i seguenti:

Questa è la mia città (La gente muore di fame, 2012)
L’album si apre con "Questa è la mia città". Rock & Reggae dove convivono i palazzacci monocolore, i cantieri, la prostituzione, povertà e coltelli.

Centolame (La gente muore di fame, 2012)
La canzone scorre sulla base di 'Lupe brown' dei Fratellis, parla di brutti episodi avvenuti nel centro della città (io per poco non mi ci trovavo in mezzo, una sera) sui quali  un certo tipo di giornalismo (studio aperto, non lo scrivo a caso, è nel testo!) va a nozze.

Piazza Trilussa (La gente muore di fame, 2012)
In questo testo l’amore è preso alla lontana. Piazza Trilussa fa parte del mio vissuto, come di qualsiasi altro ragazzo che Roma l'ha vissuta. In quella piazza c'è proprio quello che descrive questa canzone: un fermo immagine, le scale, i maghi e i punkabbestia. Tanta vita che scorre al rallenty. Fino a che arriva lei.

domenica 25 novembre 2012

Niccolò Carnesi - Playlist - Gli eroi non escono sabato

Che cosa dire di Niccolò Carnesi? Nulla di quanto non sia già stato scritto visto che ormai è quasi un anno che il suo disco "gli eroi non escono il sabato" è stato pubblicato. Questo album non è mai uscito dal mio lettore MP3 in questi ultimi mesi, ed a più riprese mi appassiono alle canzoni scoprendo angolature differenti. Oggi però è sabato ed io almeno esco, ho tre donne che mi aspettano.

Playlist (tutte da "gli eroi non escono sabato", 2012)

Il colpo
Credo che la prima volta che ho sentito "il colpo" non ero tanto convinto della bravura di Carnesi. Infatti per qualche mese ho lasciato da parte questo artista di cui sentivo solo parlare bene. Forse era la voce che non mi convinceva. Un giorno in chat un collega mi scrisse qualcosa del tipo "i sassi non rotolano più, al massimo solo sugli iPod" aggiungendo "questa la capiamo in pochi". Non ero d'accordo, le pietre rotolanti le conosciamo tutti. Però in quello stesso momento mi venne di canticchiarla quella canzone e da allora non ho più smesso.

Levati
"Levati di dosso quella giacca che senza scollatura vali molto poco come me senza chitarra". Divertente come tutto il testo. Una invettiva futile contro una donna ma anche contro tutto ciò che circonda lei e lui, questo mondo in cui viviamo e vivono loro.
Voglio tornare a Zanzibar (con Brunori SAS)
Ancora una volta siamo sul divertente, bel testo di fuga e risate, un po' come cantare "sotto questo sole bello pedalare". Brunori SAS si sposa alla perfezione col testo e lo spirito della canzone, si integra benissimo. Fossero stati un minimo più conosciuti questa sarebbe una hit estiva coi controfiocchi.

Moleskine
Le Moleskine sono quei quaderni spesso blu che non ho mai comprato. Non mi convincono. Sembrano appartenere al destinatario di questa canzone. Un presunto poeta che va a Parigi e scrive poesie sulla carta igienica, o le ricopia per l'appunto sulla Moleskine. La brevità e la concretezza di questa canzone me la fanno somigliare ad un mio pensiero, la sento vicina ed universale.

sabato 17 novembre 2012

Filippo Gatti - Il pilota e la cameriera - Playlist

Si dice e si scrive che all'epoca degli "Elettrojoyce" il suo leader Filippo Gatti a Roma nei locali spaccava di brutto.
Io non ho vissuto a Roma in quegli anni lì, stiamo parlando del periodo che va dal 1994 al 2000,  però da quando ho conosciuto la musica di Gatti sono sempre stato curioso di approfondirne la sua arte. Mi è arrivato alle orecchie attraverso una cover, da parte di Sirya (un'altra me, 2007). La cover era 1968. Quando ho sentito il pezzo originale cantato da Flippo mi è piaciuto molto. Allora cercai di capire questi Elettrojoyce cosa avessero di speciale, ma mi sono fermato a "L'evoluzione naturale dei pesci" che non è riuscito mai a convincermi. Adesso, nel 2012, "Il Pilota E La Cameriera"  ha reso Filippo Gatti degno di entrare nella mia playlist personale.
Contrariamente a quello che leggo, Filippo non mi è mai sembrato vicino ai tiromancino/sinigallia o
Fabi, Silvestri, Gazzé, anzi mi sembra un'altra faccia dell'underground cantautoriale romano.

Per ora i tre pezzi della mia playlist sono i seguenti:

Lettera del cantautore ai presidenti del consiglio (Il Pilota E La Cameriera, 2012)
Ironica, Sardonica, e tutto ciò che dovrebbe avere una canzone d'oggi per diventare un veicolo per avvicinare i giovani alla politica.

Il Pilota E La Cameriera (Il Pilota E La Cameriera, 2012)
 Non capisco ancora il senso del testo, ma la musica è bella e le parole quando arriveranno ad un senso si sveleranno. Per ora mi accontento dell'accenno.

1968 (Tutto sta per cambiare, 2003)
 Questa canzone Filippo Gatti la canta con un minimalismo senza eguali. A confronto la cover di Syria è arricchita di una parte elettronica che la rende altrettanto bella. Una delle poche canzoni pubblicate nel nuovo secolo, che mi prefigura un'immagine di partenze, con tanto di pioggia e luci.

domenica 11 novembre 2012

Viriginiana Miller - Il primo lunedì del mondo, La generazione

I Virginiana Miller sono un gruppo alternative rock italiano originario di Livorno formatosi nel 1990. Un gruppo troppo indipendente anche per il panorama indipendente italiano, tanto che fino al 2010 non ne conoscevo l'esistenza. Il nome del gruppo si ispira a quello di una pianta dell’Orto botanico di Pisa.

Il frontman del gruppo è Simone Lenzi che oltre a cantare e scrivere i testi delle canzoni nel 2012 fa uscire un suo libro, La generazione (Dalai editore), con un uovo in bella mostra sulla copertina. Il tema è quello del “generare” e si impernia su domande che tutti prima o poi devono porsi: cos’è la paternità? Qual è oggi il ruolo del maschio?
Paolo Virzì (quello di Ovosodo, My name is Tanino e Tutta la vita davanti) se ne innamora e ci gira subito un film, con Thony (artista indipendente) come protagonista femminile.

Ma facciamo un saltello indietro. In silenzio dal 2006 - ultimo album Fuochi fatui d'artificio - perché "il mercato musicale andava in un altro verso rispetto a quello più consono ai Virginiana", pubblicano questo album straordinario, maturo, senza quasi mai cadere in tracce riempitivo: "Il primo lunedì del mondo".

Tracklist

1. Frequent Flyer: testo in inglese, quasi parlato. Sembra di stare attaccati al megafono di un aereoporto.
2. Lunedì: Non amo i lunedì e nemmeno Simone Lenzi.
"Oggi è il primo lunedì del mondo e ho chiuso la porta alle spalle
ora scendo giù
Girano al vento le foglie
le buste di plastica bianche
i pensieri di ieri
e le nostre parole non fanno più male così ".
3. Acque Sicure: "giù oltre le acque sicure
giù nelle nostre paure
gli schiaffi, i frangenti, i contrattempi.
Prendi aria, respira
siamo resti di un naufragio "
Un testo che sembra un tuffo in acqua durante un naufragio.
4. La Risposta:
"voglio l’abbraccio di mia madre
voglio le corse col mio cane
voglio un’ora d’aria
e voglio anche un caffè
le parole sono mani
e le mie mani sono stanche
se anche uscissero dall’acqua
credo non le aiuteresti "
Altro testo notevole, tutti questi voglio che è impossibile non sentire propri. Universale.
5. L'Angelo Necessario
6. L'inferno Sono Gli Altri:
"Le ragazze puntano pistole o le vedi fare la pipì
sì l’estate a Formentera e l’Erasmus a Lloret de Mar "
Attuale e verosimile.
7. Oggetto Piccolo (a): Da qualche parte ho letto che si tratta di canzone sulla anoressia. Potrebbe essere dedicato a qualsiasi argomento, anche sessuale.
8. Cruciverba: "Resto come 1. Orizzontale ". Si apre così.
9. Il Presidente: "dammi gli Stati Uniti e li divido per sempre". Utopico.
10. La Carezza del Papa:
"Tornando a casa stasera troverete i bambini
dategli quella carezza del papa
ma anche un calcio nel culo va bene
anche quello ogni tanto fa bene
come segno di amore sicuro
di contatto e calore animale
senza tante parole
tutte queste parole
che non cambiano niente
che non legano il sangue
spero tu mi perdoni ".
Il riferimento del titolo è la famosa frase di Papa Giovanni XXIII, il "papa buono". Ma è un pretesto per dar sfogo ad una geniale intuizione poetica, per dire in fondo che "mazza e panella fanno i figli belli".
11. E' la Pioggia Che Va: "Noi non vogliamo cadere,
non possiamo cadere più in giù,
ma non vedete nel cielo
quelle macchie di azzurro e di blu:
è la pioggia che va,
e ritorna il sereno "
Si chiude così il disco, con l'acqua che scende dal cielo per dare speranza anche a chi non può cadere più in giù di così.

mercoledì 7 novembre 2012

Marta sui tubi - Playlist

Marsala 2002
Giovanni Gulino (già voce degli Use And Abuse) e Carmelo Pipitone (già voce e chitarra dei RYM), entrambi marsalesi, vengono a conoscenza dei rispettivi progetti acustici scambiandosi dei demo nell’estate del 2002, e decidono di fare musica assieme. Nascono i Marta sui Tubi.

Nell’autunno dello stesso anno si trasferiscono a Bologna. Nella città emiliana danno vita ai Marta sui tubi, gruppo che si basa su due voci e una chitarra acustica. Il repertorio è molto vario, si parte da varie cover che spaziano da Jeff Buckley fino a Bugo, aggiungendo a queste una trentina di canzoni inedite. Continuano a suonare per tutta la stagione fredda nei pub bolognesi, riuscendo ad attirare sempre più pubblico e diventando un vero e proprio fenomeno underground. Nel mentre scrivono nuove canzoni che man mano propongono alla gente che va a vederli. Sarà l'album di esordio della band, Muscoli e dei, e verrà pubblicato nel 2003.

Nella mia playlist ideale ci sono questi tre brani:
Mercoledì (Afterhours presentano: Il paese è reale (19 artisti per un paese migliore?), 2009)
I Marta sui Tubi avevo provato ad ascoltarli più volte, ma senza successo a causa del loro modo alternativo di suonare. Invece nella raccolta post-sanremo 2009 degli afterhours (lode a Manuel Agnelli) c'è questo pezzo, Mercoledì, che fa subito presa su di me. Parla di un concerto da suonare in casa (o in casa di qualche amato/amante, non l'ho mai capito bene) e il testo ne parla come una tappa riposante.

Cromatica (Carne con gli occhi, 2011)
Un divertissment, il testo parla dei colori e della nascita del mondo. Le melodie sono insolitamente romantiche per il gruppo, eppure sembrano trovarsi a loro agio.

Cristiana (Carne con gli occhi, 2011)
Singolo di lancio del disco, il testo gioca con il doppio significato tra il nome proprio di persona e la religione. "Cristiana è il nome di una religione nella quale più non crede".

lunedì 5 novembre 2012

Amor Fou - De Pedis - testo, storia del gruppo e polemiche

Arrivederci primo amore mio
chi si violenta gode
arrivederci Padre
scusi se
non ho saputo ritrovare Dio
cercando solo in me.
Anche se ho visto certe cose che
offendono la sua bellezza,
se le sue mani mi volessero
le sposerei con le mie mani
mi direi che questa vita no
non è finita.
Arriverderci Roma scusa se
ti ho ricordato che si muore
arriverderci giovinezza mia
Trastevere di brutte cose
ricordati di me
Anche se ho fatto certe cose che
amplificano la mia vanità
se le tue mani mi volessero
le sposerei tra le mie mani
ti direi che questa vita no
non è possibile, non è possibile.

Amor Fou, De Pedis - da "I moralisti" 2010

Gli Amor Fou sono il gruppo dove canta e compone canzoni Alessandro Raina. Nascono a fine 2006 quando Alessandro Raina, ex voce dei Giardini di Mirò, incontra Leziero Rescigno, membro dei La Crus. La formazione iniziale del gruppo prevede anche la presenza di Cesare Malfatti (La Crus, The Dining Rooms) e Luca Saporiti (Lagash).
Il 1º ottobre 2007 esce il disco d'esordio, dal titolo La stagione del cannibale (Homesleep Music). Il disco ripercorre la vicenda personale di una coppia di ex amanti separatisi il giorno della strage di piazza Fontana. Il disco è influenzato dal cantautorato italiano e dal pop elettronico. Dall'album verranno estratti due singoli: Il periodo ipotetico e Se un ragazzino appicca il fuoco.

Se un ragazzino appicca il fuoco lo vidi in un albergo di Roma, mentre mi spicciavo per andare a lavoro. Era febbraio 2008, mi ero appena sposato, avevo cambiato azienda ma non lavoro, e mi avevano mandato subito in trasferta per prendere delle competenze. Mi innamorai del video, del sound, anche se degli Amor fou avevo sentito parlare, avevo ascoltato qualcosa ma, devo ammettere, con un po' di pregiudizio.

Enrico De Pedis, detto Renatino (Roma, 15 maggio 1954 – Roma, 2 febbraio 1990), è stato un criminale italiano, boss dell'organizzazione criminale romana nota come Banda della Magliana.

Il suo nome, oltre a molti dei misfatti della Banda, è legato alla vicenda di Emanuela Orlandi, la ragazza di cittadinanza vaticana scomparsa nel 1983, il cui caso è stato spesso messo in relazione con il caso Calvi e i rapporti tra Vaticano e Banco Ambrosiano.

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Una lettera aperta a Gianni Alemanno in relazione alle polemiche su De Pedis
Un appello ai registi del cinema inchiesta e ai politici per un confronto reale fra autori e istituzioni sul ruolo educativo e di inchiesta dell'arte, contro il disimpegno dilagante, contro le censure preventive.

Gentile Sindaco Alemanno,

In relazione alla pubblicazione del brano 'De Pedis', da me composto insieme al gruppo Amor Fou, Lei ha dichiarato che sarebbe in atto "il tentativo di dipingere in maniera romantica una vicenda brutta e criminale". Cercherò di replicarLe con completezza auspicando di poter trarre elementi costruttivi da un'inattesa occasione di confronto fra alcune istanze della mia professione e le Istituzioni che Lei rappresenta.

Confido nella Sua volontà di non sprecare l'ennesima opportunità per approfondire le ragioni dei fraintendimenti che troppo spesso contaminano il rapporto fra autori e Istituzioni in Italia, danneggiando la qualità della vita di ognuno di noi.

Premetto di avere condiviso le Sue perplessità circa l'uso di statue di polistirolo raffiguranti quattro boss della Magliana al solo scopo di promuovere una fiction tv. Non posso però non ricordare di avere seguito la fiction stessa in onda su Canale 5, ovvero sulle reti di proprietà del nostro premier che pure di recente ha denunciato un' eccessiva spettacolarizzazione del crimine, e non ricordo inviti a boicottare la visione da parte di nessun esponente politico della Sua area.
Premetto di aver enormemente apprezzato la decisione del Ministero di Giustizia di riaprire le indagini sulla morte di Pierpaolo Pasolini, sollecitate dalla diffusione di un filmato del povero Sergio Citti e dalle parole di Walter Veltroni.

Ciò premesso vorrei poterLe chiarire alcuni presupposti della mia professione di cantautore.

Se ho scelto di dedicare la mia vita alla musica e alla cultura del nostro paese, è anche perché sono stato educato a valori e a gesti che per decenni hanno reso l'Italia una culla esemplare di civiltà e una fucina inesauribile di contenuti. Un'Italia che sapeva ancora produrre da sè gli anticorpi per cercare di guarire da certe malattie croniche, in cui le parole di condanna di un giovane Giulio Andreotti non scalfivano la verità di un capolavoro come 'Umberto D.' di Vittorio De Sica, girato al fine di rappresentare la meschinità del paese reale. Gettando luce sulle miserie morali di un'Italia in piena ricostruzione non credo che De Sica amasse meno gli italiani. Credo
anzi che cercasse di aiutarli a rispettarsi e a capirsi di piu' e credo che questa missione vada condivisa tanto dagli artisti quanto dalla politica che Lei rappresenta.

Nel Liceo di provincia che mi sono onorato di frequentare studiammo i classici greci e scoprimmo che nella cultura europea, grazie al realismo di Euripide, l'eroe non è sempre un risoluto protagonista positivo, ma sovente una persona problematica ed insicura, non priva di conflitti interiori.
Imparammo che già nel quinto secolo avanti Cristo, attraverso l'arte, la tormentata sensibilità e le pulsioni irrazionali e distruttive di un uomo potevano scontrarsi con la ragione e con la morale degli spettatori a cui quest'arte era proposta. Da questa esperienza non sorgeva mai un'esigenza di censura, ma un momento di identificazione collettiva. Esattamente quello che accade oggi a milioni di persone, non tanto davanti alle opere di Ronconi ma - piu' sovente - alle puntate del Grande Fratello.

La lezione dei tragici greci non l'ho mai dimenticata e forse mi è servita ad elaborare meglio l'insensatezza dell'agire umano, del crimine, della volontà di sopruso che percorre la nostra storia. Non so quali intenti abbiano animato Giancarlo De Cataldo, Michele Placido, Paolo Sorrentino, Roberto Saviano, Matteo Garrone, Francesco Rosi e i grandi registi del cinema di inchiesta nell'atto di rappresentare personalità così spietate nell'imporre la legge del crimine.

Sono certo però non lo abbiano fatto per fomentare il disordine sociale.

Le scrivo dunque sulla base delle ragioni che Lei adotta per stigmatizzare la mia presunta ' indulgenza ' verso certe tematiche, confidando nel fatto che anche Lei condivida che certe tematiche vadano in qualche modo documentate. Secondo il Suo collega Renato Brunetta infatti è quasi solo il potenziale commerciale a determinare il valore e la 'sostenibilità' di un'opera culturale. Va da sè che se questa tesi venisse applicata alla storia del cinema nessun produttore avrebbe mai investito un centesimo su molti capolavori dal modestissimo appeal commerciale, privando la nostra esistenza della visione di certe opere di Pietro Germi, De Sica o Michelangelo Antonioni.

Mai come oggi, di fronte alla disarmante rimozione di senso civico che riguarda e coinvolge ognuno di noi, sarebbe d'uopo riconoscere il reciproco ruolo, e rilanciare un confronto reale fra autori, cittadini e istituzioni che rifletta sugli strumenti di cui disponiamo per comprendere meglio la quotidianità, siano essi esempi viventi, film, dischi, saggi o occasioni di confronto pubblico. Comprendendo e approfondendo certi contenuti prima di censurarli forse riusciremmo a tutelare l'elemento divulgativo che l'arte, così come la politica al pari dell'insegnamento scolastico, deve recuperare pienamente per fronteggiare la catastrofe del disimpegno. Ci riapproprieremmo di una parvenza di valore civile. E forse eviteremmo una volta per tutte i fraintendimenti alla base del Suo intervento.


Ho 32 anni e qualcosa ho fatto in tempo a vedere.

Ricordo per esempio un 30 Marzo a Roma, il giorno della la morte di Peppe Dimitri,
un nome che Lei conosce bene. Ricordo nodi di rune sui muri della città, che non Vi
premuraste di far cancellare. Ricordo un'orazione funebre che citò l'Iliade e un feretro sorretto anche dalle Sue braccia, circondato da persone dispostesi in modo da rappresentare una runa a forma di freccia.
Mi chiedo se Lei si sia posto, nel celebrare la memoria di un amico attraverso quei simboli, il problema del rischio di far involontariamente apparire romantica, o esemplare, una vicenda - ovvero l'eversione e chi ne fece parte - dai risvolti storicamente, per usare le Sue parole, brutti e criminali.

Avrei potuto dedicare una canzone alla pubblica rappresentazione di cotanto idealismo e della storia tragica che questo idealismo rievocava attraverso quel rito funebre. Avrei potuto scrivere ispirandomi alla figura di Peppe Dimitri o a quella del militante di Prima Linea Roberto Rosso, poiché entrambi, hanno rappresentato esistenze emblematiche per la nostra memoria collettiva, esistenze il cui idealismo assunse contorni drammatici e distruttivi.
Un idealismo che insanguinò la capitale e l'Italia non meno dei crimini commessi
da Enrico De Pedis.

Le assicuro che li avrei considerati, innanzitutto, uomini, perché credo che una canzone - che nessuno, né l'autore né l'ascoltatore, deve mai confondere con un manifesto ideologico - possa dire moltissimo sulla condizione umana.
Ce lo insegnano De Andrè, Luigi Tenco, Piero Ciampi e tanti altri.

Vorrei poter convenire con Lei che la presunta 'cattiva pubblicità' sia la causa prima di tanti comportamenti antisociali, ma Lei sa bene che la realtà, i suoi simboli ed i suoi riti, sono cosa molto piu' complessa di una mera legge di causa-effetto. La storia ci consegna eroi positivi, negativi e uomini qualunque che spesso riassumono entrambe le polarità. E' compito di ognuno di noi farsi trovare lucido al cospetto di quanto ci appare controverso o scandaloso, al fine di evitare le mistificazioni del moralismo e dell'ideologia.

Che certi personaggi abbiano i tratti seducenti di qualche sanguinario eroe gotico o le sembianze grottesche dei compagni di merende non deve incidere sulla nostra facoltà di comprensione. Non è l'oblio forzato, non è il divieto a rappresentare il peggio di noi stessi che ci permette di elaborare ed esorcizzare il malvagio.

A volte la vita, sig. Alemanno, è di per sè romanzesca, nei suoi momenti di epica, di grandezza e di miseria. Proprio per questa ragione non è con il metro della censura, ma innanzitutto con pazienza e sensibilità, che ci si dovrebbe accostare all'arte che, di tanto in tanto, camminando sul filo, cerca di rappresentare una piccola parte della nostra vita attraverso una canzone e la responsabilità che ci si assume nell'atto di condividerla.


In quest'ottica Le ripropongo, congedandomi, le bellissime parole di Francesco Rosi..

"L'arte si accompagna sempre a una sofferenza. (...) Non si è mai sicuri di aver raggiunto la verità di quello che si voleva dire, mai certi di essere capaci di assumersi la responsabilità del legame fra sé e gli altri. Non si può essere solitari. La creazione in origine è certamente un atto solitario, ma l'oggetto della creazione appartiene a tutti, è un oggetto sociale.
Essere creatore deriva da questa esigenza: ci si rende conto di avere una responsabilità nei confronti di tutti, e occorre assumersela completamente, malgrado i dubbi e le sofferenze."

Cordialmente

Alessandro Raina

Milano

13.06.2010